Monteluco di Spoleto
Ultimo aggiornamento: 21 novembre 2025, 11:57
SIC IT5210064
Spoleto
Superficie: 450 ettari
In Umbria è segnalata la presenza di una ventina di specie di pipistrelli, almeno 6 delle quali sono state accertate anche nell’area spoletina negli ultimi 40 anni: Rinolofo maggiore, Rinolofo minore, Pipistrello albolimbato, Pipistrello di Nathusius, Nottola comune e Orecchione. Di fondamentale importanza per la loro conservazione è la tutela dei siti di rifugio e riproduzione (cavità naturali, cunicoli e vani di manufatti ed edifici monumentali, grandi alberi con fori e cavità) come delle zone di alimentazione ricche di insetti (il paesaggio agricolo tradizionale, i corsi d’acqua e gli stagni, le praterie montane). Tutte le specie italiane di pipistrelli sono classificate di interesse comunitario dalla Direttiva Habitat.
La lecceta di Monteluco e il Ponte delle Torri
Estesa lecceta d’alto fusto, boschi di Carpino nero, di Roverella e di Cerro, lembi di pineta a Pino d’Aleppo e di castagneto, macchie basse di sclerofille sempreverdi, rimboschimenti di conifere, prati e pascoli, oliveti, sorgenti e corsi d’acqua, pareti rocciose calcaree e grotte, edifici rurali, edifici monumentali, ruderi e manufatti con cunicoli e cavità.
Arbusteti a prevalenza di Buxus sempervirens (5110)
Arbusteti a prevalenza di Juniperus communis (5130)
Pascoli del Festuco-Brometalia (con orchidee*) (6210)
*Boschi caducifogli di Quercus pubescens (91H0)
Boschi di sclerofille mediterranee dell’Orno-Quercetum ilicis e del Cephalanthero-Quercetum ilicis (9340)
Boschi termofili di sclerofille mediterranee dell’Orno-Quercetum ilicis pinetosum halepensis (9540)

L’ingresso della “galleria delle Aie” lungo l’antico acquedotto
QuercinoLo stupendo bosco di Leccio che vegeta nella parte sommitale di Monteluco e il nome stesso del rilievo (lucus = bosco sacro), testimoniano l’importanza e la sacralità del luogo fin da epoca pagana. A partire dal V secolo l’area venne colonizzata da un gran numero di eremiti che abitarono in piccole celle e grotte disseminate nei boschi.
Nel XIII secolo i francescani fondarono una propria comunità, dando origine al convento tutt’ora abitato. La lecceta secolare si è così perpetuata fino ad oggi: una delle parti più suggestive è situata accanto al Convento di S. Francesco, cinta da muri in pietra, con alberi ultracentenari che raggiungono i 25 metri di altezza.
il Fosso di PozzaleSpecie animali di rilevante interesse scientifico e conservazionistico 1 specie di anfibi: Rana appenninica.
I Fossi di Valcieca e di Vallecchia costituiscono ambiente idoneo per la Salamandrina dagli occhiali, verosimilmente presente.
Il Tritone crestato italiano era segnalato in un abbeveratoio fino agli anni 90.
23 specie di uccelli nidificanti tra cui Biancone, Pellegrino, Assiolo, Torcicollo, Picchio verde, Passero solitario.
La secolare lecceta offre un ambiente di vita ideale a numerose specie forestali come il Picchio rosso maggiore, il Rampichino e il Picchio muratore, particolarmente abbondante.
La Rondine montana nidifica nella Valle del Tessino e viene frequentemente osservata anche in gennaio-febbraio tra le sue rupi, il Ponte delle Torri e la Rocca Albornoziana, lo stesso ambiente che d’inverno ospita il Picchio muraiolo.
9 specie di mammiferi tra cui Quercino, Istrice, Lupo, Gatto selvatico europeo e i pipistrelli Rinolofo maggiore e Rinolofo minore; questi ultimi sfruttano le cavità rocciose naturali nonché vani e cunicoli di edifici e manufatti storici.